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COME OTTIMIZZARE LA CURA DEL PAZIENTE IN SALA OPERATORIA: LE APPARECCHIATURE DI MONITORAGGIO PER LA GESTIONE EMODINAMICA

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Area tematica
Gestione del rischio clinico

Abstract
Nonostante la medicina entri nel novero delle scienze, ancora oggi la performance dei clinici in sala operatoria è soggetta ad un’ampia variabilità: essi, infatti, anziché affidarsi alle Linee Guida delle Società Scientifiche di riferimento, spesso agiscono secondo la propria discrezionalità, correndo il rischio che il paziente manifesti complicanze post-operatorie, potenzialmente gravi.
Tra le principali cause di complicanze, la letteratura ha individuato la gestione anestesiologica ed emodinamica durante l’intervento chirurgico. Un esempio è rappresentato dalla fluidoterapia impostata sul paziente: se il paziente riceve una quantità di liquidi insufficiente, viene compromessa la perfusione renale e aumenta il rischio di insufficienza renale acuta nel post-operatorio. Se, invece, la quantità di liquidi è eccessiva rispetto al bisogno, aumenta il rischio di edema polmonare e tissutale. Queste complicanze, come tante altre causate da una scorretta fluidoterapia, prolungano i tempi di degenza e incrementano i costi che l’ospedale deve sostenere per la gestione e la cura del paziente.
Al fine di poter replicare lo stesso trattamento su ogni paziente, l’anestesista ha bisogno di una guida appropriata, in modo da erogare una fluidoterapia ‘tailored’, cioè cucita su misura sul paziente. Strategico è il ruolo dell’ingegnere clinico il quale, consapevole della criticità della gestione emodinamica intraoperatoria, ha il compito di individuare la strumentazione biomedicale migliore tale da ottimizzare il processo di cura, salvaguardando lo stato del paziente. Oggi esistono dispositivi di monitoraggio emodinamico in grado di rispondere a questa esigenza, misurando la portata cardiaca e altri parametri emodinamici che guidano la condotta anestesiologica del clinico, sia in chirurgia elettiva che in urgenza.
Una vasta e concorde letteratura ha dimostrato che l’impiego di apparecchiature di monitoraggio intraoperatorio, seguendo uno specifico protocollo, ha portato a una forte riduzione del rischio di complicanze post-operatorie. A questo segue una gestione più razionale degli interventi chirurgici e un miglioramento delle condizioni generali del paziente. Un paziente curato in modo più appropriato, risulta meno esposto ad eventi avversi e può andare incontro a dimissioni anticipate. Il vantaggio che ne consegue si traduce in una contrazione dei costi di degenza, del consumo di risorse e di ulteriori terapie, generando un risparmio economico per l’ente ospedaliero.

 

Autori
Giuliana Barbieri edwards lifescience italia milano italy
Nicola Paolantonio edwards lifescience italia milano italy







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