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QUALITY ASSESSMENT DEI SISTEMI DIAGNOSTICI AD ULTRASUONI PER MEZZO DI FANTOCCI: CASE STUDY SULL’INFLUENZA DEL DISPOSITIVO DI TEST SU TRE DIVERSE APPARECCHIATURE

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Area tematica
Gestione delle tecnologie biomediche

Abstract
I test di controllo della qualità (Quality Control test, QC) condotti sulle immagini prodotte dai moderni sistemi diagnostici ad ultrasuoni vengono spesso eseguiti “in situ” da tecnici che utilizzano particolari dispositivi di test, genericamente indicati con il termine di “fantocci per ultrasuoni” (Ultrasound Phantom, USPh): i risultati dipendono non solo dalle impostazioni dell’ecotomografo e dall’esperienza dell’operatore ma anche dalle caratteristiche dei USPh utilizzati. Lo scopo del presente studio è valutare quantitativamente la variazione di alcuni parametri caratteristici dell’immagine B-mode quando il medesimo sistema diagnostico viene sottoposto a QC di routine per mezzo di diversi modelli di USPh. In particolare le immagini prodotte per mezzo di due differenti modelli di USPh con diversa attenuazione sono acquisite ed elaborate su tre diversi sistemi ecografici, ciascuno dotato di 2 sonde, al fine di valutare la dispersione di misura relativamente a: (a) Profondità di Penetrazione a Basso Contrasto (LCPD), (b) Risoluzione Spaziale ad Alto Contrasto nel piano azimutale della sonda (HCSR) e (c) Accuratezza nella Misura di Distanze (ADM). Lo studio ha previsto l’utilizzo di due diversi modelli di USPh, realizzati dalla medesima azienda produttrice ma denotati da una differente attenuazione acustica (USPh.A: Gammex 405GSX LE attenuazione di 0.67 ±0.05 dB·cm-1·MHz-1 , USPh.B: Gammex 1425A attenuazione di 0.48 ±0.05 dB·cm-1·MHz-1). I sistemi ecotomografici oggetto dell’indagine sono stati: Philips HD3, Philips IE33 e Siemens Acuson Sequoia C256 rispettivamente equipaggiati con Linear Array L9-5 e Convex Array C5-2, Phased Array S5-1 e S8-3, Vector Array 3V2c e 7V3c. Al fine di individuare differenze significative nelle misure di QC, sono stati condotti dei test di ipotesi sulle elaborazioni di oltre 200 immagini acquisite dalla strumentazione di cui sopra.
Sulla base dei risultati ottenuti è possibile condurre le seguenti considerazioni: l’utilizzo dei due USPh per la maggior parte delle sonde non ha comportato differenze significative nell’ADM, mentre discrepanze fino al 40% sono state misurate relativamente al HCSR (assiale e laterale). Infine la LCPD è risultata sistematicamente affetta da variazioni fino al 20% per tutte le sonde, ottenendo i valori più alti del parametro per mezzo dell’USPh.B

 

Autori
Francesco Orsini università roma tre roma italy








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